Buongiorno
lettori e lettrici!
Oggi ho il
piacere di presentarvi una nuova sezione del blog, quella dedicata alla
televisione e al cinema coreani.
TV: Il drama
coreano (한국드라마, han-guk
deurama) o k-drama è un formato di serial televisivo sudcoreano simile ai dorama giapponesi, ma da essi distinto: è
generalmente più lungo rispetto alla produzione nipponica e tratta, per la
maggioranza dei casi, temi drammatici, romantico-sentimentali, raramente scolastici,
a volte comici.
I
drama coreani sono estremamente popolari in tutto il mondo, in parte a causa
della diffusione dell'"onda coreana" (한류, Hallyu),
cioè la diffusione della cultura coreana all'estero, con servizi di streaming
che offrono sottotitoli in più lingue, adattamenti in tutto il mondo, e inoltre
hanno un impatto comportamentale e culturale su altri paesi.
CINEMA: Dalla fine degli anni novanta il cinema della Corea del Sud ha attraversato una fase di risveglio:
nel 2005 il numero di film coreani distribuiti nelle
sale era superiore a quello dei film stranieri, mentre numerose opere sono
state distribuite in occidente e hanno ottenuto risultati lusinghieri nei festival cinematografici internazionali.
Fonte:
WIKIPEDIA
Ebbene
sì, sono caduta anche io nel tunnel dell’onda coreana: lasciate da parte
i pregiudizi, o voi che leggete, perché sgomberare la mente è la chiave per
apprezzare la particolarità della sceneggiatura, della regia, della fotografia,
della produzione e della post-produzione coreane. Che sia cinema di alto
livello (come non citare il recente Parasite?) o serie TV leggere, i
sud-coreani riescono ad accontentare una fetta elevata di pubblico: adolescenti
o adulti, è quasi impossibile non apprezzare ciò che rende queste produzioni
così uniche.
Per quanto
riguarda le produzioni televisive, ovvero i tanto acclamati kdrama,
non posso non citare recenti successi planetari come It’s Ok To Not Be Ok,
che vede come protagonisti il grande Kim Soo-Hyun e la bravissima Seo
Ye-Ji, o ancora Crash Landing On You e Memories of the Alhambra,
con il talentuoso Hyun Bin.
La
scrittura che caratterizza i drama è sorprendente, condita di quella dose
di ironia tipica della cultura sud-coreana, senza tralasciare drammi e potenti colpi
di scena. I temi sono quasi sempre: la dicotomia tra poveri e ricchi, potere e
debolezza, invidia e altruismo; mentre i protagonisti sono spesso persone che
condividono il medesimo trauma o esperienza infantile. Mentre la struttura si
ripete quasi costantemente in ogni drama, ciascuna trama sorprende per la propria
originalità. Di fatto, le serie tv coreane non sono libere dagli stereotipi, ma
gli scrittori e le scrittrici danno libero sfogo alla propria fantasia,
sfornendo prodotti variegati e per ogni tipo di spettatore: dal fantasy al
romantico, dal drammatico al comico, dal fantascientifico allo storico, ce n’è
per tutti i gusti.
A
sorprendere, però, non sono solo i contenuti di qualità, ma anche e soprattutto
l’estetica quasi sempre perfetta. Il visual ha molta importanza ed è curato nei
minimi dettagli, donando allo spettatore una fotografia caratteristica nello
stile sud-coreano.
Ma
parliamo adesso di cinema, forse più vicino agli spettatori occidentali
grazie alla potente distribuzione che permette quasi sempre il doppiaggio (cosa
che invece non avviene ai drama, sempre sottotitolati ma mai doppiati).
Nel 2019 usciva nelle sale un film coreano che ha ben presto rubato la scena ai colleghi americani: sto parlando di Parasite, film-rivelazione del regista Bong Joon-ho, vincitore di innumerevoli premi, tra i più importanti l’Oscar al miglior film, la Palma d’oro, l’Oscar al miglior regista.
Si tratta
di un film che rispecchia appieno lo stile coreano di cui parlavo sopra: un mix
di suspense, thriller, commedia e dramma che spazza via in un paio d’ore tutte
le certezze che ci si costruisce in una vita di visione di film occidentali.
Meno
recente, invece, il capolavoro Old Boy, il quale sebbene sia evidentemente
più datato nella qualità della fotografia, risulta comunque impossibile non
definirlo geniale.
Vorrei
parlarvi nel dettaglio di ogni aspetto tra quelli che mi hanno colpito della
produzione sud-coreana, ma sarebbe impossibile farlo in un unico articolo.
Proprio per questo, ho deciso di dedicare uno spazio del blog e della pagina
Instagram alla condivisione delle mie analisi oggettive e soggettive di tutto
ciò che ho già guardato e guarderò.
Spero che
l’idea vi piaccia e che questo articolo vi abbia incuriosito almeno un po’.
Vi
aspetto su Instagram o tramite email e commenti per discuterne!
Ilaria
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