L’ULTIMO RINTOCCO
dell’autore Diego Pitea
Edito GoWare Editore
Premessa.
Ho ricevuto in omaggio la copia digitale di questo romanzo ma ciò non influirà sul mio giudizio riguardo lo stesso.
Parte del ricavato dalle vendite del libro andrà in beneficenza alla Lega del Filo d’Oro.
Trama.
“L’essenza del male ha preso forma umana”. È questo che pensa Richard Dale, psicologo e criminologo, entrando nella camera da letto di un appartamento alla periferia di Roma. A terra giace una donna incinta con un taglio sopra il pube. Del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: “Rosso”. A interpellarlo è Marani, il capo dell’Unità Analisi Crimini Violenti, per indagare sull’”Escissore”, un serial killer edonista, crudele e geniale, con il vezzo di lasciare sulla scena del crimine degli indizi che, opportunamente decifrati, permettono dei risalire all’identità della prossima vittima. Coadiuvato dalla profiler Doriana Guerrera, Dale analizzerà, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall’assassino, ma quando tutto sembra aver fine avrà inizio il vero incubo, che lo porterà a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all’apparenza insolubile… fino allo scoccare dell’ultimo rintocco.
Recensione.
“L’Ultimo Rintocco” è un romanzo di genere thriller psicologico, che vede come protagonista Richard, psicologo che ha una visione particolare del mondo ed è caratterizzato da un conflitto interiore che rende la psicologia del romanzo molto profonda.
Ci troviamo in una Roma affascinante e un po’ cupa, ben descritta ma non in modo prolisso. Gli inserimenti delle descrizioni ambientali sono ben posizionate all’interno della trama. Lo stile di scrittura dell’autore è molto coinvolgente, non semplicistico, narra una trama ben intrecciata, ricca di colpi di scena e suspense.
I capitoli brevi aiutano il ritmo della storia a rimanere incalzante per tutta la sua durata. Molto interessanti i personaggi, la loro psicologia e il loro background: tutti approfonditi nella giusta misura, in particolare i due protagonisti, ovvero Richard e il serial killer. A questo proposito, ho trovato molto ben riusciti i capitoli dal punto di vista dell’assassino, che mi hanno permesso, in maniera graduale, di entrare nella sua testa, di approcciarmi al suo movente, ai suoi pensieri, alla sua incapacità di provare rimorso nei confronti delle proprie vittime.
Pitea ci regala una storia ben studiata, che non ha nulla da invidiare alle trame degli scrittori di genere thriller più conosciuti. Ci dona un romanzo dalle sfaccettature noir, capace di risucchiarci tra le proprie pagine, che tramite le sue parole ci porta tra i vicoli di una Roma tetra, con il cuore in gola e una voglia matta di capire cosa succederà allo scoccare dell’ultimo rintocco.
Il protagonista è un personaggio particolare che credo possa suscitare persino delle antipatie nella cerchia dei lettori: proprio questo lo rende un personaggio perfettamente strutturato, dalle molteplici sfaccettature, un personaggio verosimile che si trova in una situazione di estrema difficoltà ma che, nonostante ciò, decide di non arrendersi fino all’ultimo secondo utile.
L’autore.
Diego Pitea ha 45 anni e vive a Reggio Calabria, nella punta dello Stivale. Ha iniziato a scrivere a causa di un giuramento, dopo un evento doloroso: la malattia di sua madre. Il tentativo è andato bene perché il suo primo romanzo Rebus per un delitto è risultato finalista al premio “Tedeschi” della Mondadori, affermazione ribadita due anni dopo con il secondo romanzo: Qualcuno mi uccida. È sposato con Monica – quella del libro – e ha tre figli meravigliosi: Nano, Mollusco e Belva.
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