[Immagine: Wikipedia] L’introduzione. |
Haworth,
novembre 1904
Prese
dunque le disposizioni necessarie, decidemmo di approfittare del primo giorno
possibile per la nostra spedizione. Una vera tormenta nordica ci stava infatti
accogliendo con il benvenuto abituale delle brughiere. Attendere il bel tempo
sarebbe stato sconsiderato, oltre che vile. Il sole, a quel che capisco,
splendeva assai di rado sulla famiglia Brontë e, se mai avessimo dovuto
scegliere una giornata davvero bella, avremmo dovuto tener conto del fatto che
cinquant’anni fa, a Haworth, le belle giornate eran davvero poche, e che
perciò, per amore di comodità, stavamo ripulendo il quadro di almeno metà delle
velature che l’offuscavano.
A introdurre i capolavori delle
sorelle Brontë, all’interno del volume dedicato loro dalla Mondadori per la
collana Oscar Draghi, troviamo un articolo di inestimabile valore, scritto da
niente poco di meno che la grande Virginia Woolf, in veste di critica, in
occasione della sua visita nei pressi di Haworth, il luogo che ispirò le
ambientazioni negli scritti delle tre sorelle.
La Woolf ci descrive un luogo non
cupo, bensì scialbo e anonimo.
Le
sue case, erette tutte in pietra d’un colore tra il bruno e il giallognolo,
risalgono agli inizi del diciannovesimo secolo. Ascendono erte nella brughiera,
passo dopo passo, in piccole file distinte, mantenendosi a una certa distanza
l’una dall’altra, di modo tale che la cittadina, anziché creare una macchia
compatta sullo sfondo del paesaggio, pare quasi abbia voluto ghermirne tra le
sue grinfie un bel tratto.
Virginia Woolf ci fa immergere
nell’ambientazione che fece da sfondo non solo alle opere, ma anche alle vite
della famiglia Brontë. Famiglia che ebbe una sorte senz’altro sfortunata, una
morte dopo l’altra, e che vide il padre, il reverendo Brontë, l’unico a
sopravvivere a tutti i figli.
Haworth [Immagine: Viator.com] |
Vite convergenti
Caso
più unico che raro nella storia della letteratura universale, l’apparizione a
metà Ottocento di un complesso organismo poetico-romanzesco magicamente
germinato – come la pianta di fagioli della fiaba – nella notte oscura di un
protratto isolamento sociale e culturale non tardò a mettere a rumore l’intero
establishment letterario britannico, gettando così le basi di un mito della
modernità destinato a durare ben oltre il vittorianesimo. Ma mito – sarà appena
il caso di ricordarlo – sostanziato di tragedia, e la cui rapida, irresistibile
ascesa affonda le sue radici nella dolente zolla di circostanze biografiche
eccezionali.
Segue poi una vera e propria
cronologia, non solo biografica, ma anche letteraria.
Nel 1816 nasce Charlotte,
preceduta da Maria ed Elizabeth e seguita da Branwell, unico maschio, Anne ed
Emily.
Si pone dunque l’attenzione su
una vita lastricata di tragedie: malattie, dipendenze, morti premature, figli
mai venuti alla luce. Tutti elementi che senz’altro, fino alla fine della
stirpe della famiglia Brontë, furono riflessi nelle opere, spesso cupe e veri e
propri atti di ribellione a una vita sin troppo banale ma al contempo intrisa
di grandi e generalizzate sofferenze.
[Immagine: Altritaliani.net] |
Le
poesie.
Anne Brontë
Le prime tre poesie in cui subito
dopo ci imbattiamo sono quelle di Anne Brontë:
-
Farewell to thee! [Addio a te!]
-
The Consolation [Consolazione]
-
Vanitas Vanitatis etc. [Vanitas Vanitatis...]
Anne scrisse solo poche poesie,
pubblicate con lo pseudonimo maschile di Acton Bell (fecero lo stesso le due sorelle).
Leggendo i suoi versi traspare l’orgoglio
di una donna forte e determinata, delusa dalla natura delle relazioni umane,
profondamente legata alla sua terra, intelligente e vaso di un infinito numeri
di emozioni. Poesie forti, immediate, che lasciano ben poco spazio all’interpretazione.
Sono da assaporare, parola per parola. Mi sono innamorata in particolare di Consolazione,
ma
so che c’è una casa amica: questa
sarà
la quiete dopo la tempesta,
Versi che mi hanno turbata e
commossa allo stesso tempo, la consapevolezza di una donna forte ma sofferente,
di poter trovare una “consolazione”, quella riposta nella sua casa e nella sua
famiglia.
[Immagine: Pinterest] |
Emily
Brontë
Subito dopo il romanzo Agnes
Grey, troviamo, in ordine, tre poesie della sorella, Emily:
-
High waving heather ’neath stormy blasts... [Piegata da un vento di tempesta]
-
No coward
soul is mine [Non è vile la mia anima]
-
Often
rebuked… [Respinta spesso]
Sicuramente diverso è lo stile di
Emily rispetto a quello di Anne, ma allo stesso modo potente, forse più
struggente, da cui traspare una varietà di emozioni consoni a quella che fu la
sua breve vita. Abbiamo conosciuto la considerazione che la donna ebbe dell’Amore
grazie al suo romanzo Cime Tempestose
(trovate un articolo inerente sul blog). Ma in lei c’era molto di più: come per
la sorella, il suo amore sconsiderato per la terra ove crebbe, assieme al
fratello e alle sorelle tanto amati. In particolare, in Often rebuked…, appare un forte legame con la natura, che pare così
tanto in simbiosi con i suoi sentimenti. Ma anche una forte credenza religiosa,
come si evince in No coward soul is mine.
Con
amore che tutto abbraccia
il tuo spirito anima gli anni dell’eternità
pervade e in alto si libra,
muta, sorregge, dissolve, crea e serba la vita
Charlotte
Brontë
Per quanto riguarda l’incommensurabile
bellezza dei versi, non è da meno Charlotte. Ecco le sue poesie contenute nel
volume:
-
Stanzas [Stanze]
-
Morning [Mattino]
-
All is change… [Tutto muta]
Anche nelle sue poesie traspare intimità,
passione, dipinte sull’ambientazione dello Yorkshire. In particolare, in All is change… traspare una sensibilità,
non mi vergogno di dire, alquanto unica. La solitudine caratterizza tutte e tre
le sorelle, ma Charlotte in ciò appare più matura, più sofferente. Una
sensibilità attuale in cui ci si può benissimo rispecchiare ancora oggi se
proprietari di un’anima pura come pare quella di Charlotte.
È
questa l’aspra legge di natura:
nessuno
può sfuggire alla sventura;
distilla
il dolce, e poi cupi pensieri.
Siamo
liberi tutti – e prigionieri.
La poesia delle sorelle Brontë
viene catalogata come romantica, della corrente del Romanticismo, ma ciò che
traspare dalle opere Brontiane è che, come per quanto riguarda i loro romanzi,
le tre ebbero sempre quel qualcosa in più, che non permise che si omologassero
perfettamente alla società della loro epoca. I loro versi continuano a
descrivercele come ribelli, sensibili alle delusioni che la vita presentò loro.
Nel volume edito Mondadori,
troviamo le poesie sia nella loro versione originale, quindi in lingua inglese,
sia tradotte in italiano.
Oltre ai contenuti già presentati
e ai loro tre romanzi più famosi, il libro è arricchito di illustrazioni e
immagini che ben si sposano con tutta l’atmosfera del volume stesso.
Quella che avete appena letto, e
se siete arrivati sin qui vi ringrazio, è l’ultima tappa del Blog Tour
organizzato in collaborazione con Mondadori in occasione dell’uscita, il 25 agosto, del volume Sorelle
Brontë. I capolavori delle impareggiabili penne sororali.
Mondadori - Collana Oscar Draghi |
Se avete perso qualcuna delle
tappe precedenti vi lascio un piccolo riepilogo delle tappe, anche sugli altri blog
partecipanti, dove troverete anche tutte le informazioni più tecniche riguardo
quest’uscita.
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