lunedì 26 ottobre 2020

Recensione: "Ultimo respiro" di Robert Bryndza

Recensione "Ultimo respiro"
 

  • Titolo: Ultimo respiro

  • Autore: Robert Bryndza

  • Editore: Newton Compton

  • Formato: eBook e Cartaceo

  • Anno di pubblicazione: giugno 2020

  • Genere: thriller

  • Capitoli: 91 più prologo, epilogo e NdA

     

Trama.

Il corpo di una donna viene ritrovato in un cassonetto, con gli occhi spalancati e i vestiti ricoperti di sangue, e la detective Erika Foster è tra i primi a giungere sulla scena del crimine. Il problema è che questa volta il caso non è suo.
Mentre tenta di assicurarsi un posto nella squadra investigativa, Erika non può fare a meno di notare che le caratteristiche del ritrovamento ricordano un omicidio irrisolto avvenuto quattro mesi prima. Il cadavere di un'altra donna, abbandonato in un luogo analogo, presentava una ferita identica: un'incisione fatale sull'arteria femorale. Nell'ombra c'è un assassino che adesca le sue vittime online, nascondendosi sotto una falsa identità. Le sue prede sono donne giovani e attraenti. Quando un'altra ragazza scompare, per Erika e la sua squadra ha inizio una corsa contro il tempo sulle tracce di un individuo terribilmente sadico. Ma come si può catturare un killer che non sembra nemmeno esistere?

Recensione.

Robert Bryndza è l’autore del best seller “La donna di ghiaccio” edito nel 2017 e, come in quel romanzo, anche in “Ultimo respiro”, l’indagine è condotta dalla detective Erika Foster.

Questo è il quarto romanzo dell’autore e il terzo con protagonista la Foster.

Il romanzo è ambientato a Londra nei nostri giorni e ha inizio con un cadavere di una giovane donna trovato in un cassonetto dell’immondizia con evidenti ferite dovute a tortura ed un ultimo micidiale colpo inferto nell’arteria femorale.

Sarà proprio la peculiarità dell’ultima ferita, la firma del killer, che permetterà alla detective protagonista il collegamento con un precedente omicidio irrisolto.

Erika Foster farà di tutto per farsi assegnare questa indagine, nonostante non faccia più parte della squadra omicidi del distretto dove viene ritrovato il corpo.

La particolarità di questo romanzo è che l’assassino ci viene svelato dopo pochi capitoli dall’inizio, ma questo non toglie nulla alla suspense che ci accompagna fino alla fine della storia. Lo svelamento del colpevole permette all’autore di caratterizzarlo al meglio e da a noi lettori l’opportunità di conoscere i suoi pensieri e istinti e di cogliere la banalità del male oltre che farcelo stare particolarmente antipatico.

Utilizzo il termine banalità in quanto lo stesso assassino si presenta così mediocre da non colpire significativamente quasi nessuna delle sue vittime che, anche incontrandolo quotidianamente, non lo “vedono”.

Solo all’ombra di un profilo fake sui social riesce a sedurre le sue vittime attirando il loro interesse.

L’utilizzo dei social network da parte dell’omicida ci permette di immedesimarci nelle vittime e apre una riflessione in merito alla condivisione delle nostre vite che facciamo tramite questo strumenti. Tutti possono sapere dove siamo, con chi e cosa stiamo facendo, chiunque acceda al nostro profilo può scoprire le nostre passioni ed utilizzare queste informazioni.

La scrittura è caratterizzata da paragrafi e capitoli brevi e ciò aiuta a mantenere alto il ritmo narrativo.

I personaggi sono ben caratterizzati, tanto da riuscire a immaginare i loro volti, pettinature e modi di fare e di “entrare” ancora di più nella storia.

Ho avuto la sensazione che mi mancassero dei pezzi e che tali buchi potessero essere colmati dalla lettura dei precedenti romanzi con protagonista la detective Foster, “La donna di ghiaccio” e “La ragazza nell’acqua”. Sono quindi letture che penso di fare per poter completare la conoscenza del personaggio dell’investigatrice.

Tali “buchi” non intaccano la fruibilità di questo romanzo, che può essere letto assolutamente singolarmente, ma incuriosiscono nel merito della storia personale e professionale della protagonista.

La protagonista mi è piaciuta molto, tosta e un po’ burbera, ma intelligente e acuta; si dimostra capace di “ascoltare” le vittime e di mostrare empatia verso le stesse e le loro famiglie.

L’unica pecca che ho riscontrato nella lettura è la traduzione e revisione del testo: infatti ci sono tanti, troppi, errori grammaticali e sintattici tali da infastidirmi.

Nel complesso il libro mi è piaciuto e lo consiglierei a chi si avvicina al genere perché ha le caratteristiche per poter affascinare anche chi non è avvezzo a questa tipologia di lettura.

Recensione a cura di Alice


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