Scheda tecnica.
Autore: Nazareth Simoncelli
Titolo: Il lupo
Editore: Corponove
Prezzo: 14,00
Copertina rigida: 144 pagine
Data di pubblicazione: 30 luglio 2020
Trama.
Un ritaglio del Corriere della Sera dell'11 settembre 1879. Un annegato, forse suicida. Un nome, anzi due, Alessandro Antonio. Nessun cognome. Un caso chiuso in fretta. Ma su di lui sarebbe caduta la gogna di un tremendo passaparola.
Un incontro a Milano nel 1994. Un vecchio nipote dell'annegato affida quel ritaglio a uno sconosciuto per trovare una verità che riabiliti il nonno da ogni ombra. Non si rassegna di vederne la memoria infangata da illazioni gravissime: l'aver ucciso delle bambine e abusato delle loro intimità. "Mio nonno non avrebbe fatto male ad una mosca! Un uomo che ama la montagna non può fare quelle cose lì!". Lo sconosciuto lavora a Milano ma abita proprio fra i monti dell'Alta Valle Seriana: Ardesio, il paese dove fatti innominabili e innominati di un secolo prima sono rimasti sospesi fra verità e dicerie.
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Recensione.
Il lupo è un romanzo breve di genere noir, dalle tipiche atmosfere cupe e tetre, ambientato tra i monti: protagonista un paese in cui tutti conoscono tutti, nessuno può sospettare dei propri compaesani. Ed è a quel punto che il capro espiatorio delle terribili colpe ricadute su quei monti diviene il branco di lupi del luogo.
Inizia tutto con la morte di due bambine innocenti, la cui gola è stata tagliata di netto e poi sono state sbranate dalle bestie dei boschi. Non sono state queste ultime a causarne la morte, ma nonostante ciò, l’incapacità dell’uomo di poter anche solo ammettere che il colpevole di tale abominio è un suo simile, scaglia ogni accusa contro l’animale.
Ma qualcuno non ci sta: Tone, uomo dei boschi, rimasto senza famiglia ma solo in compagnia della natura e della montagna ragiona, sa che qualcosa non va.
I lupi non uccidono così: impossibile che abbiano causato loro un taglio così netto. Loro sono arrivati dopo, perché anche un corpo morto è carne e loro se ne nutrono.
Le pecore passano tutta la vita con la paura del lupo, ma alla fine chi le mangia è il pastore.
Con toni cupi e uno stile di scrittura scorrevole e realista, l’autore ci porta in una comunità che per ben tre estati viene sconvolta da fatti terribili e inspiegabili: capiscono che tra loro si nasconde il colpevole di quelle tragedie, ma come si fa a incolpare il proprio vicino di casa? Tra pregiudizi e infondate accuse, perfino Tone finisce sotto accusa: ad aizzare i sospetti è il padre di Gloria, la ragazza di cui Tone è innamorato e ricambiato.
La storia è ambientata nella seconda metà del 1800: c’è chi viene da fuori per affrontare la montagna e c’è una comunità dedita al Signore. Nessuno manca alle Messe: solo Tone, cresciuto “lassù”, lontano dai pettegolezzi del paese, riesce a guardare razionalmente la situazione. Con l’appoggio di Gloria, la sua amata che andrà in contrasto con il padre pur di proteggere colui che ama.
Gloria è un personaggio che ho apprezzato molto, perché nonostante l’epoca in cui la donna era dedita all’uomo, alla famiglia e alla casa, lei cerca con passione di essere parte attiva della vita quotidiana della comunità: partecipa alle riunioni, appunta tutto ciò che viene detto, mettendo in difficoltà gli uomini che “comandano”, ovvero coloro che prendono le decisioni, che fanno da guida ad Ardesio. Tra loro anche suo padre, che lei non ha paura di fronteggiare, che a causa di diversi errori si lascia sfuggire chi davvero potrebbe essere il colpevole di quei delitti.
La speranza faceva da contraltare a tutta questa perdizione ed era rappresentata da una persona in particolare, da una ragazza: Gloria, che a venti anni, avrebbe voluto cambiare il mondo, senza fare guerre, senza sapere quanto fosse grande. Le bastava Ardesio e l’amore per il Tone.
Il lupo è un racconto crudo, che grazie alla narrazione diretta sembra dipingere scorci di realtà. Il ritmo non vuole essere incalzante, tranne che verso la fine. Una narrazione che regala spunti di riflessione e momenti di profonda angoscia, non nei confronti della storia in sé, ma della mentalità chiusa e di strette vedute tipica dell’uomo-padrone del 1800. L’uomo che se la prende con la natura quando è incapace di realizzare che il vero nemico è l’uomo stesso.
Il Tone, con l’appoggio della sua amata Gloria, vive a stretto contatto con la natura, sa che ciò che gli uomini della comunità hanno fatto, cacciando quei lupi, è sbagliato. Rimane coerente con se stesso, non accodandosi alla caccia, nemmeno per entrare nelle grazie del padre dei Gloria.
Il colpevole inizia a essere chiaro già ben presto nella narrazione, ma ciò non ha precluso un certo coinvolgimento nella trama: non si tratta di un giallo o di un thriller. Questo romanzo breve si infiltra negli spiragli delle anime oscure degli esseri umani, invita il lettore a una riflessione pacata: il Tone si fida del proprio istinto e non dei ruoli stabiliti nella gerarchia della comunità di Ardesio.
Avrei forse preferito qualche descrizione in più per quanto riguarda soprattutto l’ambientazione, secondo me perfetta per i toni cupi del romanzo.
Nonostante la brevità del romanzo, la penna dell’autore mi ha coinvolta e catturata: credo che il risultato dell’incontro tra una storia così tragica e i risvolti sociali descritti sia quello di un noir ben riuscito, in cui ogni elemento rientra in armonia nello stile narrativo e con la struttura della trama.
L’autore.
Nazareth Simoncelli nasce a Valbondione (BG), dove ora vive e scrive. Ha lavorato per 30 anni nel commercio di piccoli elettrodomestici per società importanti italiane ed estere prima da impiegato poi come direttore commerciale. Dopo Aeternum, romazo storico d’esordio, è alla sua seconda pubblicazione con questo noir di fine 1800.
Recensione a cura di Ilaria
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