lunedì 27 luglio 2020

Recensione: Una Manciata di Cenere

Una Manciata di Cenere

Di Luca Vanoli


Trama.

Stato Pontificio, Anno Domini 1655. Sul piccolo feudo di Monterotondo, a breve distanza da Roma, regnano felicemente da undici anni i marchesi Tebaldi. Offuscato da tanta prosperità, giace, dimenticato nel ricordo dei più, un oscuro anatema, scagliato al tempo della loro ascesa.
Ma, quando la morte inizia a serpeggiare sinistra tra i membri della famiglia, un cupo terrore si diffonde in tutto Monterotondo: il popolo, inquieto, teme di essere travolto dalla sventura dei signori…

A Roma, intanto, il conclave ha eletto un nuovo papa: Alessandro VII. Non potendo permettere che l’inizio del regno sia segnato da delitti irrisolti, la Curia decide così di inviare a indagare in incognito Tullio Corbet, un avvocato francese con doti investigative fuori dal comune, pronto a sacrificare tutto alla causa della giustizia, affiancato da Padre Seàn, un rigido gesuita di origini irlandesi.
Giunti a Monterotondo, i due uomini non tarderanno a essere travolti dagli eventi criminosi: i membri della famiglia Tebaldi, seppur chiusi in una fortezza di reticenza, mostreranno di avere più di uno scheletro nell'armadio. E in un turbinio di delitti sanguinosi, amori proibiti e segreti inconfessabili, i due investigatori proveranno a scoprire quali trame oscure si celano dietro la scia di morte che la maledizione sembra lasciare, inesorabile, dietro di sé…


Recensione.

“Una Manciata di Cenere” è un giallo storico ambientato nel 1655, tra Monterotondo e la Capitale.

Il primo è un piccolo feudo governato da qualche anno dai Tebaldi, una famiglia salita al potere grazie all’inganno e al tradimento del capofamiglia, Attilio Tebaldi, abile notaio, nei confronti di una potente famiglia: i Barberini. Erano questi ultimi, infatti, a regnare sul feudo di Monterotondo, fino a quando le terre non sono state affidate ai Tebaldi. Ed è stato da allora che pare aleggiare sulla famiglia Tebaldi una maledizione, la maledizione dei Barberini: alla morte di Papa Innocenzo X, una serie di morti in circostanze sospette colpisce il casato dei Tebaldi. Il primo a lasciare il mondo dei vivi è proprio il marchese, Attilio, che passa il testimone al primogenito, Andrea, uomo mite e magnanimo. Ad aiutare il lettore nell’identificazione dei personaggi vi è non solo una lista all’inizio del romanzo, ma anche un vero e proprio albero genealogico stilizzato.

È durante un processo che facciamo la conoscenza dell’investigatore che si occuperà di svelare l’arcano mistero sulle morti dei Tebaldi: Tullio Corbet, un avvocato che crede fermamente nel principio della giustizia e lotta per ottenerla, anche a discapito dei potenti nella difesa dei deboli.

Proprio quando Corbet sembra aver offeso una potente famiglia di Roma, viene convocato dalla Curia per lavorare ad un caso che sta gettando tutto lo Stato Pontificio in subbuglio, ovvero quello che riguarda le morti prima di Attilio, poi di Giacomo Tebaldi. Un filo comune sembra collegare i delitti: le api, simbolo dello stemma della famiglia Barberini. Che le morti siano davvero il frutto maledetto di una superstizione?

Ad affiancare Corbet, che sarà infiltrato a palazzo Tebaldi sotto la falsa identità di conte, ci sarà Padre Seàn, gesuita di origine irlandese.

Il rapporto tra i due investigatori sarà un po’ aspro e conflittuale, ma ben presto nasceranno rispetto e fiducia reciproci, con Padre Seàn che si comporterà sempre maggiormente in maniera paterna nei confronti dell’avvocato dei deboli.

L’autore ci presenta una trama classicamente gialla, ma abbiamo comunque dei personaggi caratterizzati molto bene e approfonditi nella giusta misura, di cui apprendiamo il background durante la lettura. In particolare, i due investigatori, si aprono ed espongono il loro passato fragile e a volte tormentato. Ma non sono gli unici a farlo. Nascono così complicità e amicizie, ma anche rapporti travolti dalla passione, storie proibite in un ‘600 intriso di valori che si scontrano presto con la fragile e verosimile umanità dei personaggi.

Nonostante la forte componente storica, il romanzo si presenta scorrevole e coinvolgente, per nulla noioso. Ciò è dovuto, oltre che alla struttura della trama, anche allo stile di scrittura dell’autore: chiaro, semplice ma non semplicistico, fluido e incalzante. Adatto sicuramente al genere. Il libro è ambientato nel passato, quindi ci si aspetterebbe un registro impostato e serio. Invece, ho apprezzato molto l’applicazione su alcuni passaggi di toni scherzosi, simpatici, che smorzassero l’atmosfera cupa che avrebbe potuto generarsi facilmente a causa dei temi trattati.

È sicuramente un libro che consiglio agli amanti del genere, a quei lettori che amano andare alla ricerca di indizi parallelamente all’investigatore.

Una Manciata di Cenere si è rivelato senz’altro essere una piacevole sorpresa e aspetto con piacere il secondo volume della serie.

 

L’autore.

Luca Vanoli nasce a Biella nel 1989. Sui banchi di scuola si appassiona da subito alle materie scientifiche, anche se tra i suoi passatempi preferiti fa sempre parte la lettura. I libri preferiti sono i gialli e i saggi storici.

Nei primi mesi del 2009, inizia a scrivere le prime pagine di La maledizione dei Barberini, concependo la trama quasi per caso. In pochi mesi completa la prima, corposa bozza.

Segue un lungo periodo di revisione, durante il quale il romanzo subisce innumerevoli modifiche, tra cui il cambio del titolo, e finalmente vede la luce nel marzo 2020.

Per rimanere aggiornati iscrivetevi al blog: presto l'autore risponderà ad alcune domande.

Dalila May

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